Condivisione non consensuale di materiale intimo è questa la giusta definizione di una delle peggiori forme di violenza di genere, che è la trasposizione digitale della cultura dello stupro. Parlando di revenge porn si alimenta, invece, l’idea sbagliata che ci sia qualcosa di cui vendicarsi, che le vittime – in fondo – hanno meritato il trattamento che stanno ricevendo.
Quello di Donne tutte puttane è solo uno, il più emblematico e numeroso, fra i tanti gruppi di ragazzi e uomini che si incontrano in ambienti digitali come pagine Facebook, gruppi WhatsApp, canali e gruppi Telegram, allo scopo di umiliare le donne e riaffermare il loro potere.
Ma Donne tutte puttane è anche un libro (Donne tutte puttane – Revenge porn e maschilità egemone di Lucia Bainotti e Silvia Semenzin, Durango Edizioni, illustrazione di copertina di Giulia Lineette) che racconta una vera e propria etnografia digitale attraverso la quale le autrici hanno studiato il fenomeno inserendosi in incognito in alcune comunità digitali di condivisione non consensuale di materiale intimo. Il risultato è un libro inquietante ma necessario per chi, come dichiarano le autrici, “crede nell’urgenza di un diverso rapporto di potere tra i generi e per chi ritiene che per contrastare la violenza servano percorsi di educazione positiva alla sessualità e di educazione civica digitale”.
Dopo aver riscosso l’attenzione de L’Espresso, di theWise Magazine e di Roba da Donne e dopo essere stato libro del mese su Vice Italy, Donne tutte puttane approda al Salone del Libro di Torino: venerdì 15 ottobre alle 15:00, presso lo stand della Regione Puglia, le autrici presenteranno il libro insieme a Matteo Botto dell’Università di Genova.
Lucia Bainotti è lecturer in New Media & Digital Culture e ricercatrice postdoc presso l’Università di Amsterdam. Le sue ricerche riguardano le culture dei consumi digitali, i metodi digitali di ricerca sociale, le disuguaglianze di genere in ottica intersezionale e le forme di violenza di genere online. Per Durango Edizioni ha pubblicato Social media e rappresentazioni dei corpi di genere: tra svelamento, empowerment e sovversione nell’ambito del volume Il bias del gender.
Silvia Semenzin è ricercatrice postdoc in Sociologia Digitale all’Università Complutense di Madrid e docente in New Media & Digital Culture all’Università di Amsterdam. Si occupa di diritti umani digitali, discriminazione algoritmica, immaginari politici della tecnologia e violenza di genere online. Ha lanciato la campagna #intimitàviolata che ha portato alla approvazione della legge contro la condivisione non consensuale di materiale intimo che ha modificato l’art. 612ter c.p. all’interno del “Codice Rosso”. Fa parte di Virgin & Martyr, collettivo che si occupa di educazione sessuale, socio-emotiva e digitale in maniera inclusiva e intersezionale.